giovedì 27 febbraio 2020

Recensione "Diario di una diversa"


Recensione
"L'altra verità- Diario di una diversa" di Alda Merini.
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[...]Alda Merini ripercorre il suo ricovero decennale in manicomio: il racconto della vita nella clinica psichiatrica, tra elettroshock e autentiche torture, libera lo sguardo della poetessa su questo inferno, come un'onda che alterna la lucidità all'incanto. Un diario senza traccia di sentimentalismo o di facili condanne, in cui emerge lo "sperdimento", ma anche la sicurezza di sé e delle proprie emozioni in una sorta di innocenza primaria che tutto osserva e trasforma, senza mai disconoscere la malattia, o la fatica del non sentire i ritmi e i bisogni altrui, in una riflessione che si fa poesia[...]
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Ho letto questo libro tutto d'un fiato, sia per il mio amore verso la scrittura di Alda Merini, che perla curiosità che ho sempre avuto nel capire cosa davvero succedeva in questi manicomi, successivamente diventati ospedali psichiatrici.
Come la Merini tiene a sottolineare, questo non è il suo vero diario, mai stato pubblicato. Vuole racchiudere in questo scritto, anche se in forma un po' romanzata, pensieri sconnessi, poesie e frasi che le ricordano ciò che ha vissuto nei  dieci anni (dal 1962 al 1972 circa) in cui è stata ricoverata in manicomio. Prima del lungo ricovero presso l'ospedale psichiatrico "Paolo Pini" di Milano, a sedici anni viene ricoverata per un mese in una clinica psichiatrica per disturbi bipolari della personalità che le causavano aggressività e attacchi d'ira improvvisi.
Come possiamo capire, fin da ragazzina Alda Merini è stata un'anima tormentata, come spesso accade alle anime sensibili, e in questo diario racchiude tutta la sua fragilità di donna. Sente una forte voglia d'essere amata e poter amare, ma di un amore puro, quasi infantile. Inoltre ci vengono qui presentati tanti spaccati di vita dei manicomi nonostante Alda alla fine sottolinei che non sono fatti realmente accaduti a lei, anzi è sempre stata trattata umanamente all'ospedale psichiatrico. Quanto ci sia di vero e quanto di romanzato è da scoprire, ma l'immagine di questi luoghi che viene fuori è abbastanza inumana. Ogni tanto troviamo delle ripetizioni in diverse pagine, a volte anche modificati leggermente, ciò è giustificato forse dal fatto che appunto lei descrive le sue parole come raccolta di pensieri sconnessi. Una scrittura nonostante ciò abbastanza nitida.
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⭐⭐⭐⭐/5

martedì 18 febbraio 2020

Viola di notte

Recensione
"Viola di notte" di Ilaria Bianchi.
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Ringrazio l'autrice Ilaria Bianchi per avermi omaggiata di questo libro.
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Viola si sente diversa dagli altri. La sua solitudine è così profonda da spingerla a scrivere i suoi pensieri in un diario per poi lasciarli in balia del destino sulla ruota panoramica di un luna park l’ultimo giorno d’estate.
Mattia ha una vita perfetta, ma la morte improvvisa di Matteo, il fratello gemello, apre una voragine all’interno del suo maniacale controllo su ogni cosa. È in una notte tra tante che salendo sulla ruota panoramica di un luna park trova il diario di una certa “Viola di notte”. Leggendolo, Mattia inizierà il suo primo viaggio dentro se stesso. [...]
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Un libro sorprendente ed emozionante. "Viola di notte" entra dentro l'anima e ti scombussola.
La storia di due gemelli, perfettamente identici nell'aspetto ma con due caratteri completamente opposti. Anche i nomi sono quasi uguali, qualche vocale li diversifica: Matteo e Mattia, così si chiamano.
Matteo, anima sensibile e tormentata, con la sensazione di essere solo al mondo e non essere capito da nessuno, neanche dal fratello col quale fino a qualche anno prima erano sulla stessa lunghezza d'onda. Si sente pressato dal padrone che vede in Mattia il figlio perfetto. Diverso è anche il modo di vestire, che già è segno di una visione differente dello stile vita che stanno affrontando. Matteo con le sue maglie nere e i suoi jeans strappati, creativo, cerca nel disegno e nei graffiti un rifugio. Mattia invece, il figlio modello, veste sempre elegantemente con le sue camice bianche, prende il massimo dei voti a scuola ed è bravissimo nel nuoto, tanto da essere tra i canditati alle gare regionali. I professori così come i genitori sono fieri di lui. Il suo scopo principale è quello di piacere agli altri, e averne l'ammirazione. Una situazione pesante che porta il solitario Matteo a suicidarsi. Questo spiacevole avvenimento turberà in modo profondo Mattia che sembra svegliarsi improvvisamente da un sonno perenne in cui viveva ad occhi chiusi. A questo evento si affianca il ritrovamento sotto il sedile di una ruota panoramica spenta di sera di un diario. Chi lo scrive è una ragazza che si firma Viola di notte. Grazie a lei Mattia inizia a guardare la vita tramite gli occhi malati della ragazza, che rischiano da un momento all'altro di non poter più vedere. In questo diario si possono leggere tutte le sue emozioni, sensazioni, il suo "non sentirsi mai all'altezza, mai abbastanza". È grazie a Viola che Mattia cambierà stile di vita, soffermandosi a cogliere ogni piccolezza, ogni minimo dettaglio di ciò che gli capita davanti , come la forma di una nuvola, il profumo di un fiore.. Tanto da essere deciso a voler conoscere Viola, nonostante la richiesta della ragazza scritta sul diario si non essere cercata. Ma la vita non sempre segue i nostri piani [...]
Un libro che invita ogni lettore alla riflessione, all'osservazione. A guardare non solo il mondo che ci circonda, ma in modo particolare quello che è dentro di noi. Fermarci a pensare se ciò che stiamo vivendo è quello che desideriamo davvero, e che ci rende felici. Una scrittura piacevole e scorrevole, che ti porta all'interno delle vicende. Una lettura che mi ha davvero colpita. E invito tutti a leggere questo libro perché ogni tanto dobbiamo fermarci e analizzarci. Complimenti alla scrittrice Ilaria Bianchi.
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🌟🌟🌟🌟🌟/5

mercoledì 12 febbraio 2020

L'artificio dell'Illuminato-Seraphita

Recensione
"L'artificio dell'Illuminato - Seraphita" di Sarah Helmuth
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Nel Continente si annidano forze oscure. Gli alchimisti hanno occupato la Fortezza di Andria, al cui interno perpetrano macabri esperimenti su vittime innocenti. Seraphita, cavia che l'Illuminato considera il proprio capolavoro, riesce a evadere dalla prigione in cui ha trascorso la vita e a rifugiarsi nei boschi. Impaurita e stremata, si imbatte nel mercenario Gareth, che si offre di proteggerla e condurla al sicuro. La ragazza decide di seguirlo, nonostante non sia certa di potersi fidare di lui. [...]
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Ringrazio l'autrice per avermi omaggiata del suo libro.
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Fortezza di Andria, un luogo oscuro abitato dagli Alchimisti, con a capo "L'Illuminato", dove si svolgono esperimenti su delle cavie umane, torturate e tenute prigioniere. Quando la loro utilità sfuma i carcerieri se ne sbarazzano.
Seraphita è l'esperimento preferito dell'Illuminato, una giovanissima ragazza in grado di assumere sembianze diverse, vampira e elfa, ma che ancora non é in grado di gestire queste trasformazione. Qualcuno la aiuterà a scappare, ma sarà inseguita dagli alchimisti fino a quando Gareth non riuscirà a salvarla. Da quel momento un susseguirsi di disavventure e incontri sfortunati caratterizzeranno le loro giornate, perennemente in fuga per paura che l'Illuminato riesca a ritrovarla. Seraphita riuscirà finalmente a fidarsi di qualcuno, e durante un periodo di calma apparente, dove si sente finalmente legata a delle persone scoprirà qualcosa che segnerà per sempre la sua vita e sarà costretta e ricominciare a nascondersi. Una lettura inizialmente lenta, fino all'incontro tra i due giovani. Da qui un escalation di curiosità e suspense che riesce a tenere il lettore incollato alle pagine. Bravissima la scrittrice nelle descrizioni di luoghi, ambienti, persone e molto altro, così ben descritti che sembra si materializzino davanti ai nostri occhi. Molto curiosa nel leggere cosa accadrà nei prossimi libri.
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⭐⭐⭐⭐/5

lunedì 10 febbraio 2020

L'amico ritrovato

Recensione
"L'amico ritrovato" di Fred Uhlman.
#libricinigdl
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Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L'uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato. [...]
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"L'amico ritrovato" è un romanzo ambientato nella Stoccarda degli anni '30. Probabilmente è presente qualche ispirazione tratta dalla vita dell' autore. Un amicizia complicata, quella tra Hans Schwarz, figlio di un medico ebreo con una bassa capacità di socializzazione per proprio volere, e Konradin von Hohenfels, giovane rampollo di una nobile famiglia tedesca, nota a tutti per le gesta eroiche per la società compiute da avi importanti. Anche Konradin è abbastanza riservato, i compagni inizialmente spaventati da questa imponente figura gli girano inizialmente alla larga, ma successivamente provano ad entrare nelle sue grazie con scarsi risultati. Anche Hans ha la stessa reazione, fin quando non decide che Konradin sarebbe dovuto diventare suo amico. E così sarà. Un amicizia forte che purtroppo verrà minata dapprima dal pensiero della madre di Konradin che non sopporta gli ebrei e crede che Hans stia minando la mente di suo figlio, superato questo ostacolo ne incontrano uno ancora più difficile da abbattere sulla loro strada: le leggi raziali. Passa quasi un anno e il loro rapporto inizia a disgregarsi. L'intolleranza verso le persone di origine ebraica diventa sempre più forte. Cosicché i genitori di Hans lo costringono a trasferirsi in America per frequentare l'università, e qui si creerà la sua nuova vita, con la speranza di cancellare ciò che aveva subito in Germania, e superare la morte dei genitori, ma una lettera lo ricondurrà con violenza al suo passato.
Un piccolo romanzo che ci pone davanti uno squarciato di vita quotidiana delle popolazioni ebraiche della Germania Nazista. Poche pagine che ci fanno riflettere su ciò che la violenza porta. Un odio che non è ancora sparito del tutto, è solo assopito in attesta di esplodere non appena la miccia sarà accesa. Un rifiuto verso "l'altro" che ancora oggi ci spaventa e non si riesce ad accettare. Il pericolo è dietro l'angolo, basta accendere la tv ed ascoltare ogni giorno i casi di omicidi che si verificano. Non ci resta che stare allerta su quello che apparentemente viene fatto per "il bene" della Nazione, o di un falso ideale.
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⭐⭐⭐⭐/5

venerdì 7 febbraio 2020

L'anarchia dei punti di vista

Recensione
"L'anarchia dei punti di vista" di Massimo Algarotti.
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Ringrazio la casa editrice "bookabook" per avermi omaggiata di questo libro.
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Tre uomini, tre vite, tre storie. Da una parte Italo, che ha amato Gioia per tutta la vita, ma deve prepararsi a dirle addio. Dall'altra lo schietto Artico, che quando era ragazzo si è lasciato sedurre dalla tossicodipendenza, ma ora ha ripreso in mano la sua vita e si sta costruendo una famiglia con Yumara. Infine Jacopo, uno scrittore che nella vita privata è combattuto fra l'attrazione disperata per Adelaide e il sentimento di tenerezza per Viola. Tre vicende che si sfiorano e si scontrano in una spirale di punti di vista e passioni, dove il motore principale è sempre uno: l'amore.
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L'anarchia dei punti di vista è stato un libro che mi ha coinvolta fin dalle primissime pagine. Uno di quelli dai quali non riesci a staccarti e appari quasi incollato alle sue pagine, passeresti giorno e notte a leggerlo. Tre protagonisti apparentemente diversi, tre storie che hanno come filo conduttore quello dell'amore. Un amore dalle mille sfaccettature. Altro elemento conduttivo importante in comune è quello della scrittura. Ognuno dei personaggi è in lotta per qualcosa. Una lettura emozionante e soprattutto emozionale. Un libro da leggere assolutamente. Non è il solito romance, ma una scrittura ricca, nitida e scorrevole che porta ad un'importante riflessioni. Quanti punti di vista esistono al mondo? E chi dice che il nostro sia quello giusto? Non ci fermiamo mai a riflettere. Ormai siamo troppo circondati dal caos quotidiano e spesso dimentichiamo di essere in una società formata da persone che pensano, respirano, provano dei sentimenti. Siamo sempre più portati a somigliare a dei robot. Ogni gesto, ogni parola appaiono disumanizzate e meccaniche. Quando basterebbe un abbraccio, una carezza per recuperare ossigeno.
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⭐⭐⭐⭐⭐/5

mercoledì 5 febbraio 2020

Recensione
"Per un pugno di arance" di Francesco Papa
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La vita tranquilla di un paesino calabrese nell'agosto del 1976 è sconvolta dall'arrivo di due pericolosi terroristi. In questo scenario da anni di piombo si innestano le storie personali di Bertino, giovane con problemi relazionali che insegue l'amore, di Maria Susetta, vedova dalla fervente devozione religiosa, del maresciallo D'Alessandro, militare integerrimo dall'arresto facile, del sindaco Manzella, comunista per opportunità, e di tanti altri personaggi che popolano il paese. Per la piccola caserma di Grisolia e soprattutto per il suo comandante l'arrivo dei terroristi potrebbe essere l'occasione di una vita per dimostrare il proprio valore [...]Quel che è certo è che le apparenze ingannano e ognuno dei personaggi ha un segreto che prima o poi dovrà rivelare. [...]
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Ringrazio Francesco Papa per avermi omaggiata del suo libro dopo che insieme a Patrizia Ferri hanno scelto il mio commento nell'iniziativa #uncommentoperunlibro.
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Questo libro racconta le disavventure che si susseguono in un piccolo paese calabrese, Grisolia, in provincia di Cosenza. Un giallo che parla di temi che realmente si devono affrontare in una realtà come quella del paesino, dove tutti si conoscono, e il pettegolezzo è il miglior passatempo. Il tutto si sviluppa e si svolge ai limiti della tragicommedia, quasi a livelli grotteschi. Un maresciallo frustrato, che ha sempre voluto emergere nel suo lavoro, come gli altri membri della sua famiglia, anch'essi dediti all'arma. Bertino, uno strano tipo da sempre innamorato di Nunzia, una ragazza rinomata nel paese non per la sua timidezza, ma per il suo apparente libertinaggio. Un sindaco che é in guerra perenne col maresciallo, e che addirittura assume due tizi per seguirlo e tenerlo d'occhio, e molti altri personaggi misteriosi. Una mattina di agosto la vita degli abitanti di Grisolia diventerà per qualche giorno molto movimentata a causa della caccia a due terroristi. [...]
Ma niente è quel che sembra...
Ho apprezzato il sarcasmo dell' autore che ha raccontato una disavventura sotto una veste comica, una scrittura che appare divertente e scorrevole. La cosa che più ho apprezzato è leggere finalmente un libro di un autore un calabrese che non parla di mafia. E lo dico da Calabrese. La Calabria non è solo mafia e malavita. È una terra meravigliosa anche se sfortunata.
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⭐ ⭐ ⭐ ⭐ /5

martedì 4 febbraio 2020

Recensione "Il mattino dopo"

•Recensione Reading Challenge.
"Il mattino dopo" di Marco Negrone, Giorgio Pulvirenti.
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1957. Justin è un giovane adolescente che vive a Montauban, un piccolo paesino immerso tra le campagne del sud della Francia, assieme ai suoi genitori adottivi. La guerra è finita da diversi anni ma ha lasciato ferite profonde sul corpo e nella mente di Benjamin, il padre adottivo del ragazzo, essendo un sopravvissuto del campo di sterminio di Auschwitz. Justin è deciso a conoscere la verità sul suo vero padre e la sua vera madre. Chiede quindi a Benjamin di raccontargli la storia delle proprie origini, che coincide con gli orrori che il padre ha vissuto all'interno del campo di sterminio [...]
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Il tema per il mese di gennaio della Reading Challenge 2020 ideata da @patrizia_ferri e @veronica_evangelisti (i Letterati) #unannocongliemergenti era "Romanzo storico" e ho scelto di leggere perciò il libro "Il mattino dopo".
Alexander Moreau, un fornaio francese di origine ebrea, vive la sua vita in un appartamento del quartiere Montparnasse nel cuore di Parigi insieme alla sua ragazza, Natalie, non ebrea. Tra sacrifici vari riescono a condurre una vita dignitosa. Alexander inoltre ha una grande passione, suonare il violino, e impartisce delle lezioni private. Con l'arrivo della notizia della "Campagna di Francia" le loro vite cambieranno per sempre.
Una mattina che sembrava come tante, mentre stava andando a lavoro, il ragazzo viene prelevato, inizialmente rinchiuso al “Velodromo d’hiver” insieme ad altri ebrei francesi, qui conosce una famiglia composta da padre, madre e due figlie, e successivamente incontrò un ragazzo di nome Arthur col quale instaurerà un rapporto fraterno per molto, moltissimo tempo.
Dopo qualche giorno trascorso in quella struttura, Alexander e Arthur insieme agli altri vengono trasferiti nel campo di Drancy dove incontrano Yvan. Da qui inizia la loro lotta per la sopravvivenza. Passato un periodo di lavori forzati in quel campo dal quale speravano di poter uscire vivi, è il momento per loro di essere trasferiti ad Auschwitz. E qui che hanno la certezza di non fare mai più ritorno alla loro libertà. La crudeltà delle SS si manifesta subito, sin dall'arrivo al campo. Uccidono, torturano, picchiano spesso per divertimento. Gli ebrei che vengono portati lì vengono annientati non solo fisicamente, soprattutto mentalmente. Non hanno più un'identità, un nome, una personalità, un pensiero. Alexander, Arthur e Yvan riescono a stringere una forte amicizia con altri ebrei del loro blocco. Diventano un gruppetto che si appoggia, si copre e si sostiene a vicende. E proprio grazie ad uno di loro che la vita di Alexander riuscirà a prendere una boccata d'ossigeno. Diventerà il violinista (anche se solo per qualche sera a settimana) di una piccola orchestra che suonerà nella villa del comandante Egon Meyer e della moglie. La musica, il suo violino, il viso angelico e sofferente della moglie di Mayer lo porteranno a credere ancora nella libertà. Con i suoi compagni di blocco, ormai esausti delle violenze e del dolore di quel posto escogitano un piano per scappare da Auschwitz. Ma non tutto andrà secondo i piani. [...]
La storia è divisa in tre parti, una prima narrazione dove troviamo Justin e Benjamin dialogare, una seconda parte che narra la vita di Alexander e dei suoi compagni in lotta per sopravvivere ad Auschwitz e una terza parte in cui ritornano i due protagonisti iniziali. L'idea di fondo è interessante ma bisognerebbe lavorare sull'amalgamazione delle tre parti, inoltre alcuni capitoli sono prolissi ed estremamente descrittivi per poi seguire una linearità scorrevole da poco più di metà libro. Ciò rallenta un po' la lettura nonostante la storia sia appassionante.
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⭐ ⭐ ⭐, 5/ 5